Di Denise Caggio, fondatrice di @pillolegreen
Se ti stai chiedendo che significhi “style not shopping”, il concetto è in realtà molto semplice di per sé ed è legato a doppio filo al tema della moda sostenibile, ma racchiude tante sfumature che molto spesso sono più semplici nella teoria che nella pratica.
Style not shopping: cosa significa?
“Style not shopping” è un invito che può diventare una filosofia di vita – o meglio, di quella parte di vita che ognuno di noi dedica alla moda. È un mantra che serve a ricordarci che dovremmo focalizzarci di più sullo stile, sul nostro personalissimo stile, frutto di quelle caratteristiche che ci rendono unici e non delle mode del momento, sullo shopping e sugli acquisti di impulso.
Style not shopping: perchè?
Perchè la moda ci vuole tutti uguali, ma noi non siamo tutti uguali – e se seguiamo la moda senza cognizione di causa finiamo per zittire la nostra personalità, che è unica ed avrebbe invece bisogno di gridare chi siamo a gran voce.
Quante volte abbiamo acquistato un capo perché lo abbiamo visto indossato da qualcun altro e ce ne siamo innamorati, ma poi lo abbiamo riposto nell’armadio e mai più messo perché non siamo riusciti ad abbinarlo? O perché ci stava semplicemente male?
Ti faccio un esempio: il Barbour.
Da quando è approdata l’ultima stagione di The Crown su Netflix, ci siamo ritrovati tutti incollati allo schermo a seguire passo passo la storia dei reali inglese come fosse una soap opera (un po’ lo è, in effetti) e lo stile british ha rubato la scena a tutto il resto, su qualsiasi magazine o account instagram dedicato alla moda. E così, eccoci qui: tutti pazzi per il Barbour.
Credits: Vanity Fair
Eppure questo capo è un impermeabile dallo stile molto “countryside”, storicamente dedicato alle uscite in campagna e sicuramente non dei più facilmente abbinabili e portabili con stile – a meno di possedere un ranch nella campagna inglese, s’intende. Quanti tra quelli che lo hanno acquistato d’impulso in questo periodo di hype legato a The Crown finiranno per riporlo nell’armadio e dimenticarlo lì? Molti, purtroppo.
Non è sostenibile.
Style not shopping: come si fa?
Non c’è una regola univoca o un manuale scritto della moda sostenibile che ci insegni come portare il concetto di ‘style not shopping’ nella nostra vita. Ma ci sono alcuni spunti che possiamo fare nostri, alcuni consigli che possiamo decidere di abbracciare per diventare delle conscious fashionistas o semplicemente avere un armadio più sostenibile, evitando di buttarci nello shopping ogni volta che pensiamo di aver bisogno di un capo nuovo per stare al passo con i tempi (insostenibili) della moda.
1. Valorizza la tua personalità
Alla base di tutto c’è questo: dar valore a se stessi. Conoscersi. Fare e indossare ciò che ci fa stare bene. Ci sono pezzi nel tuo armadio che indossi sempre perchè ti danno sicurezza, perché ti fanno sentire a tuo agio? Ce ne sono altri che ti piacciono ma non indossi mai perché non ti ci vedi? I primi senza dubbio rappresentano la base del tuo stile (style), mentre i secondi sono con tutta probabilità frutto di acquisti di impulso e poco ragionati (shopping).
2. Valorizza i tuoi colori e le tue forme
C’è chi pensa che l’armocromia sia una follia senza basi scientifiche e magari è così, ma io penso che in ogni caso possa aiutare chi è un po’ perso nella ricerca del proprio stile. Di una cosa siamo certi: ci sono colori che quando li portiamo ci fanno sentire meglio, così come ci sono tagli di abiti, modelli, lunghezze e ampiezze che ci fanno sentire più a nostro agio. Anche questi sono spunti a mio parere preziosi per cercare di trovare la propria strada (style) ed evitare di imboccare sentieri sbagliati (shopping) – o che ci fanno sentire sbagliati. Per approfondire il tema, consiglio di seguire Rossella Migliaccio.
3. Segui gli esempi più giusti per te
Soprattutto sui social (ma non solo, Netflix e The Crown ne sono un esempio) siamo passivamente esposti a miriadi di immagini, spesso di “modelli” che sono molto lontani da noi da un punto di vista di stile (di vita, di moda). Parlando di moda, il consiglio è quello di esporsi ad immagini con cui rispecchiarsi, così da poter trovare corrispondenza e maggiori spunti di stile che siano in linea con la propria personalità (style). Di contro, potrebbe essere utile evitare di esporsi a modelli che fanno sentire inadeguati o che possano influenzare inutili acquisti di pancia (shopping).
4. Lavora sugli abbinamenti
Tutti prima o poi ci siamo ritrovati a dire “non ho niente da mettermi”, nonostante un armadio strabordante di vestiti. Perchè succede? Spesso perché i capi che compriamo ci piacciono presi singolarmente, ma è evidente che li abbiamo acquistati senza pensare a come abbinarli con ciò che già abbiamo nell’armadio (shopping). Una soluzione a questo è il capsule wardrobe (cioè un guardaroba fatto di una selezione di capi, pochi, che stiano tutti bene l’uno con l’altro), ma è una soluzione che richiede tempo e prevede senza dubbio dei passaggi intermedi.
Credits: VETTA Capsule | 5 pezzi, 30 outfit
Interessati o meno ad arrivare ad avere un capsule wardrobe, possiamo comunque lavorare su un passaggio intermedio fondamentale per avere un guardaroba quantomeno più sostenibile: valorizzare ciò che già abbiamo nell’armadio (style). Due consigli: il primo, se non sai come abbinare un capo fai una ricerca su Pinterest (es. “pantaloni palazzo outfit”) o nella sezione immagini di Google, potresti trovare validi spunti; il secondo, fai una lista dei capi che possiedi, magari grazie ad app come Save Your Wardrobe (purtroppo per ora disponibile solo su iOS) che sono pensate proprio per aiutare a visualizzare il proprio guardaroba in modo chiaro e creare abbinamenti.
5. Without Fail, In and Out, Have to Have
Per approfondire: citofonare Amy Smilovic, colei che ha coniato questi concetti che aiutano ad andare in una direzione più style, meno shopping. Per farla breve e più semplice possibile: i without fail sono quei pezzi con cui non si sbaglia mai, quelli che fanno sentire bene e che si abbinano a tutto ciò che abbiamo nell’armadio (pensa ai pantaloni neri o alla camicia bianca); gli in and out sono anch’essi capi che stanno bene con i propri without fail (ovviamente), ma che vanno e vengono perché sappiamo che prima o poi ci stuferanno e verranno rimpiazzati (poiché frutto di una moda passeggera che però ci rispecchiava, o perché il tempo scorre e la personalità di ognuno cambia ed evolve con esso); e poi gli have to have, pezzi in cui ci si imbatte una volta ogni 5 anni, che magari sarà più difficile abbinare, che non sono frutto di mode passeggere subite passivamente, ma che ci fanno dire “questo deve essere mio” perché ci fanno sentire felici, emozionalmente soddisfatti davvero.
La premessa è stata che il concetto di “style not shopping”, seppur apparentemente semplice, non è di immediata e facile attuazione: è così, bisogna mettersi d’impegno, attivamente.
La sostenibilità non è mai facile per chi vi si approccia all’inizio: non lo è perché le abitudini che questa società ci ha tramandato portano in tutt’altra direzione, in una direzione superficiale e consumistica che soffoca le unicità e ci vuole pure vestiti tutti uguali (vedere per credere). E allora ribelliamoci! Ne vale la pena.
Denise Caggio
Sono Denise, lavoro nella (e per la) moda sostenibile.
Mi occupo di consulenza marketing per brand etici a livello internazionale, scrivo di moda sostenibile e ricopro il ruolo di account e sales manager per Good On You. @pillolegreen è il luogo dove condivido news ed idee, è il diario su cui appunto consigli pratici per vivere una vita più sostenibile: serve da spunto per chiunque legga e da memo per me medesima – perché non si finisce mai d’imparare.
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