Dopo anni di sensibilizzazione, sono finalmente note le implicazioni etiche dell’industria del fast fashion.
Tuttavia, diversi settori del mondo beauty sono ancora poco trasparenti, come l’industria delle parrucche e delle extension.
Questi prodotti, inizialmente utilizzati quasi unicamente da alcune comunità religiose e afro americane, sono diventati oggi molto più richiesti per via della visibilità che hanno offerto loro celebrity come Kylie Jenner e Ariana Grande.
Da secoli il commercio di capelli è poco etico: nell’Ottocento le donne contadine venivano costrette dai commercianti di capelli a rasarsi, all’inizio del Novecento i capelli utilizzati per le parrucche provenivano spesso dai cadaveri.
Oggi, non tutte le parrucche sono uguali: le più economiche sono spesso composte da un misto di capelli di plastica, peli animali, capelli caduti dal parrucchiere e raccolti dalle tubature. Le parrucche ed extension più pregiate sono invece create con i cosiddetti capelli Remy, ovvero capelli unicamente veri e umani.
Una delle nazioni che contribuisce maggiormente al commercio di capelli è l’India. Molti fedeli induisti si recano ogni anno presso i templi per rasarsi e offrire i propri capelli alle divinità induiste. Questa pratica fa sì che spesso ciò che dovrebbe essere lasciato “in dono” alle divinità viene invece venduto, guadagnando fino a 7 milioni di dollari americani ogni anno.
Esistono tuttavia altri modi per ottenere capelli umani. Un’opzione molto comune è quella di tagliarli alle donne in difficoltà economica in paesi come la Cambogia e il Vietnam. Questa pratica ha spesso implicazioni etiche, poichè i commercianti di capelli spariscono prima del pagamento oppure offrono soltanto 2 o 3 euro.
Una pratica ancora più grave, pericolosa e purtroppo comune nel commercio dei capelli è quella di tagliare senza consenso i capelli a donne e ragazze, spesso addormentate appositamente.
Questa pratica è diffusa in tutto il mondo: Brasile, Venezuela, Nuova Zelanda e Myanmar sono solo alcuni dei paesi in cui i ladri di capelli sono comuni e molto temuti.
Il consumatore ha a disposizione diversi strumenti per cambiare il mercato. Oltre a non acquistare extension ed apprezzare i propri capelli al naturale, possiamo sostenere aziende che creano extension con una filiera trasparente ed etica.
Alcuni esempi? Remy New York e Woven.
Fonti
Hair theft striking fear in India, BBC
The truth about where hair extension come from, Refinery29
Hair Theft, Wikipedia
Che cos’è il pinkwashing? - Il Vestito Verde
Posted at 16:07h, 05 Aprile[…] Perché se ti definisci femminista non dovresti comprare fast fashion Come non cadere nella trappola psicologica del fast fashion Il lato oscuro di extension e parrucche […]