Cost per wear: che cos’è e come può renderci consumatori più consapevoli
Siamo davvero sicuri che acquistare capi fast fashion a basso costo sia conveniente?
Qualche giorno fa mi sono posto questa domanda, mentre guardavo le vetrine di un centro commerciale. Molti dei vestiti che acquistiamo, spesso non vengono usati per più di qualche volta, probabilmente perché siamo più attratti dal prezzo che dal reale desiderio di indossare quel capo d’abbigliamento.
In questo articolo cercheremo di dare una risposta a questa domanda, prendendo in considerazione un costo strettamente legato all’utilizzo degli indumenti: il cost per wear.
Indice
Che cos’è il cost per wear
Il cost per wear, o costo per usura, non è altro che un modo per calcolare il valore dei vestiti in relazione al numero di volte in cui si indossano.
Calcolare il cost per wear è semplicissimo
Supponiamo di aver pagato una maglietta 50€ e di averla utilizzata 100 volte. In questo caso ci basterà dividere il costo della maglietta (50€) per il numero di volte in cui l’abbiamo indossata (100) e otterremo un cost per wear di 0,50€ (50:100=0,50).
Alla luce di ciò, possiamo capire che non è vantaggioso acquistare un vestito o un accessorio che indosseremo poco, sia dal punto di vista economico che da un punto di vista ambientale e di riduzione degli sprechi.
Il costo “nascosto” del fast fashion
L’industria della moda è una tra le più inquinanti al mondo e lo dimostra il report pubblicato nel 2020 dal parlamento europeo. Essa è responsabile del 20% dell’inquinamento idrico e del 10% delle emissioni globali di CO2.
In un articolo di Greenpeace si stima che ogni anno, solo nell’UE, si producano 5 milioni di tonnellate di rifiuti tessili. Praticamente, ogni secondo viene svuotato un camion di vestiti in una discarica, che spesso è a cielo aperto.
Di certo, una delle cause maggiori di questi sprechi, è la velocità con cui i fast fashion producono indumenti. Infatti, questa moda ultraveloce ha rivoluzionato il modo in cui ci vestiamo, portandoci ad acquistare compulsivamente vestiti a prezzi stracciati.
Tuttavia, secondo un report di Vestiaire Collective, oltre alle devastanti conseguenze climatiche e lavorative che comporta questa industria, è un falso mito quello che essa sia più conveniente.
Questo perché i prodotti fast fashion hanno un cost per wear molto alto, principalmente per due motivi:
- I brand fast fashion lanciano nuove collezioni di continuo e i consumatori sono costantemente spinti ad acquistare vestiti e accessori, sbarazzandosi di quelli “vecchi”.
- La maggior parte di questi prodotti ha una sorta di obsolescenza programmata, che li porta a rovinarsi dopo pochi utilizzi.
Già adesso possiamo intuire che un capo di bassa qualità non solo è dannoso per l’ambiente, ma anche per il nostro portafoglio. Vediamo nel dettaglio il perché.
Cost-per-wear: che cos’è? Facciamo qualche calcolo
Supponiamo di acquistare una maglietta a 8€ e di usarla solo 10 volte a causa del veloce deterioramento o perché ne abbiamo acquistata una nuova. In questo caso, il cost per wear è di 0,80€.
Acquistiamo poi una seconda maglietta a 60€, di qualità più elevata, che utilizziamo 100 volte. Adesso il cost per wear è di 0,60€ e quindi più basso della prima maglietta.
A questo punto potremmo pensare: “Sì, ma se pago la prima maglietta 8€ risparmio 52€!”. Un ragionamento in cui io stesso sono caduto più e più volte.
Il punto è che la seconda maglietta, avendo una qualità maggiore, ci consente di indossarla 100 volte, ovvero 90 volte più della prima. Facendo un rapido calcolo, capiamo che ci servirebbero altre 9 di quelle magliette per eguagliarla, per un costo totale di 80€.
Quindi, a parità di utilizzi, non risparmiamo proprio nulla! Anzi, è molto più vantaggiosa la seconda maglietta, che ci fa risparmiare 20€ anche se ha un costo iniziale più alto.
Possiamo affermare che un cost per wear più basso si traduce in un risparmio nel lungo periodo, anche se il prezzo iniziale può sembrarci elevato.
I vantaggi dello slow fashion
Lo slow fashion è il concetto opposto al fast fashion, ovvero una moda che promuove un modello di produzione più lento e sostenibile.
Ad oggi questo tipo di moda non regge il paragone con la rivale, dal momento che la fast fashion ha conquistato tutti i mercati del mondo.
Tuttavia, negli ultimi anni la moda sostenibile è diventata una vera e propria tendenza, tanto che molti brand famosi come Patagonia e Stella McCartney trovano in questo movimento il loro punto di forza.
Molte altre aziende, invece, si limitano a compiere del mero greenwashing e per saperne di più ti consiglio di leggere questo articolo: “Greenwashing: che cos’è e come riconoscerlo”.
Questo perché la slow fashion, presenta 3 vantaggi principali:
- È senza tempo. Questi capi, infatti, sono caratterizzati da un design classico, che va oltre alle mode e che ci permette di apprezzarli a lungo.
- Si concentra sulla qualità, enfatizzando i processi di produzione locale. L’utilizzo di materie pregiate e la realizzazione artigianale consentono di creare capi robusti, di facile manutenzione e che possono essere indossati per lunghi periodi di tempo.
- È più sostenibile, sia a livello ambientale che sociale. La slow fashion si basa su una produzione locale ed etica, che utilizza materiali ecosostenibili e che fornisce ai lavoratori una retribuzione equa.
Tali caratteristiche rendono il cost per wear di questi prodotti molto più basso, proprio perché nascono con l’obbiettivo di durare nel tempo e possono essere riparati con facilità.
Lo svantaggio di questi capi è il costo iniziale, sicuramente più elevato rispetto a quelli che possiamo trovare nei fast fashion, ma che ci consentirà di risparmiare nel lungo periodo con un cost per wear più basso.
Vintage e pre-loved: sostenibilità a basso costo
Abbiamo capito che un armadio pieno di vestiti di alta qualità è la scelta migliore; tuttavia, il costo iniziale di questi prodotti a volte è troppo alto per le nostre disponibilità, diventando una vera e propria barriera verso capi che potrebbero durare tutta la vita.
È questo il caso in cui vintage e pre-loved diventano due potenti alleati, dal momento che ci consentono di acquistare capi di altissima qualità a prezzi decisamente più ragionevoli.
Qual è la differenza tra vintage e pre-loved?
In genere un capo viene definito vintage se ha tra i 20 e i 100 anni di vita, a prescindere dal fatto che sia usato o meno. Diversamente, il termine “pre-loved” o “second-hand” si riferisce esclusivamente ad abbigliamento o accessori usati.
Entrambi vantaggiosi per ambiente e portafogli
Acquistare vintage e usato non è mai stato così facile grazie alle numerose app di compravendita. Con un semplice click possiamo ridare vita a capi che quasi sicuramente sarebbero finiti in discarica, nonostante avessero ancora molto da dare.
Il pre-loved ha infatti un impatto estremamente positivo sull’ambiente, permettendo di risparmiare grandi quantità di acqua ed energia, oltre che ad evitare l’emissione di tonnellate di CO2.
Soprattutto nel caso del vintage un prezzo basso coincide con l’alta qualità, dal momento che per superare la prova del tempo sono necessari ottimi tessuti e cuciture ben fatte. Insomma, tutto il contrario dei prodotti fast fashion.
Ovviamente è sempre bene selezionare l’abbigliamento migliore, evitando di cadere nello shopping compulsivo e valutando quegli indumenti che ci garantiscono un basso cost per wear.
3 modi per abbassare il cost per wear
Adesso una domanda sorge spontanea: “Come possiamo fare per diminuire il cost per wear?” Ecco tre semplici consigli pratici:
1.Comprare meno vestiti, ma di alta qualità
Il primo accorgimento che possiamo avere quando stiamo acquistando dei vestiti è selezionarli in base alla composizione e alla realizzazione. Come abbiamo già visto, gli indumenti composti da fibre naturali e realizzati a mano, risultano essere più resistenti e longevi rispetto a quelli in fibre sintetiche e prodotti in massa.
I costi di questi prodotti saranno indubbiamente maggiori e naturalmente ci porteranno ad essere più selettivi e consapevoli delle nostre scelte. Accumulare gradualmente capi di ottima qualità è il miglior modo per costruire un guardaroba longevo e sostenibile.
2. Applicare la regola dei100wears
Per ammortizzare il costo di un prodotto è utile applicare la regola dei 100wears, cioè la possibilità di indossarlo per cento o più volte.
In questo caso è fondamentale farci qualche domanda prima dell’acquisto per valutare la durabilità del capo. Ecco le più importanti:
- Mi piace davvero questo indumento? O sono solo influenzata/o da un trend del momento?
- Posso indossarlo in vari contesti e crearci outfit diversi?
- È in grado di resistere a molteplici lavaggi?
Possiamo poi assicurarci che cuciture, bottoni e cerniere non diano segnali di fragilità o chiedere al negoziante se è prevista una policy di riparazione in caso di deterioramento precoce.
3. Evitare pezzi audaci e troppo particolari (se non sono il tuo stile!)
Acquistare capi che attirano l’attenzione può sembrarci momentaneamente una buona scelta, ma spesso finiamo per stufarci di essi o col lasciarli nell’armadio. Bisogna sempre chiedersi se la new entry sia un buon match per il nostro guardaroba, creando combinazioni diverse da pochi indumenti.
Tiriamo le somme
Quindi, acquistare vestiti fast fashion è davvero conveniente? Il cost per wear ci offre una risposta chiarissima: come abbiamo visto, acquistare capi di bassa qualità è meno vantaggioso nel lungo periodo, oltre che ad essere un sostengo verso inquinamento e sfruttamento.
Al contrario, può essere un ottimo investimento acquistare abbigliamento sostenibile di ottima qualità. E adesso non vale più la scusa del “è troppo caro” perché, come abbiamo visto, vintage e pre-loved possono essere un ottimo modo per risparmiare e ridurre gli sprechi.
Per concludere, consiglio di tenere sempre a mente il motto della celebre stilista Vivienne Westwood:
“Buy less, choose well, make it last!”
Se sei arrivato fino a questo punto ti consiglio di visitare il blog del Vestito Verde, per trovare tanti altri contenuti sul mondo della moda e guide allo shopping sostenibile nelle città italiane. Per restare sempre aggiornato sulle ultime notizie eco-fashion entra a far parte della nostra community e inizia anche tu a cambiare il mondo, un gesto alla volta.
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Autore: Marco Menconi
Ciao, sono Marco! Sto studiando per diventare un esperto di marketing e social media nei settori food, fitness e fashion, con un occhio di riguardo verso sostenibilità, salute e accessibilità. Il mio obiettivo, è quello di aiutare le aziende italiane nel comunicare i propri valori, al fine di acquisire e convertire il maggior numero di clienti possibile.
Se vuoi seguire il mio percorso, condivido sul mio profilo LinkedIn tutti i progressi.
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