Da maniaca dello shopping a consumatrice responsabile: 4 abitudini che fanno bene al tuo portafogli e al pianeta
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Da maniaca dello shopping a consumatrice responsabile: 4 abitudini che fanno bene al tuo portafogli e al pianeta
Ho sempre amato i vestiti. Sin da piccola rubavo i vestiti a mia mamma per poi indossarli davanti allo specchio, immaginandomi di essere una gran diva paparazzata da ogni angolo. Allora la mia mente da bambina capì già che gli abiti avevano un super potere: quello di farmi sentire grande, forte e insuperabile.
Questa concezione assunse diverse sfumature in varie tappe della mia vita. Il periodo più complesso fu l’adolescenza quando, per me, seguire le ultime tendenze era indispensabile per sentirmi socialmente accettabile. Volevo essere come gli altri, avevo voglia di affermarmi, volevo essere una di quelle ragazze popolari che vedevo nei film adolescenziali americani. Così, per farmi notare, tutti i soldi che ottenevo li spendevo in vestiti. Vestiti che avrei messo al massimo tre volte oppure che non avrei neanche più indossato, per poi dimenticarli in qualche angolo dell’armadio.
Confesso che spesso compravo vestiti non della taglia, ma della taglia a cui miravo, tenendoli come motivazione per dimagrire ed essere quella ragazza al centro di tutte le attenzioni. Questo si trasformava in maratone di saldi. Prova a immaginare come andava a finire… Beh, facile da indovinare: compravo vestiti che sul momento sembravano veri affari, ma a distanza di qualche mese venivano totalmente dimenticati.
Mi sono fermata? Eh, magari mi fossi fermata in tempo, sicuramente avrei risparmiato taaanti soldi. Però no, una volta compiuti i 18 anni, iniziai a lavorare come cameriera. Lavoravo sodo tutta l’estate, anche 13 ore al giorno, spesso senza giorno di riposo. E come mi consolavo a fine mese? Quando arrivava lo stipendio, passavo un’intera giornata al centro commerciale a strisciare la carta di credito. In quel momento non mi importava niente, se non sentirmi totalmente ricompensata per il mio duro lavoro.
Ed ecco come metà stipendio veniva buttato all’aria in meno di una giornata.
Per quanto riguarda i vestiti, facevano tutti la stessa fine. Però per me lo shopping rappresentava una sorta di terapia momentanea, che in quel momento colmava tutte le mie mancanze. Ora, guardando indietro, posso dire che sicuramente in quel momento mi sarebbe stato più utile una vera terapia dallo psicologo.
La parte peggiore è che non volevo farmi troppe domande, ero così assorbita dal lavoro e dallo studio da non avere il tempo di vedere oltre il mio impulso di comprare. Non mi davo tempo di ragionarci sopra, perché come ogni dipendenza, non potevo farne a meno. Ero ormai entrata in un sistema di lavora-compra dal quale non pensavo di uscire, se non fosse stato per un particolare fatto.
Un cambio di prospettiva: da maniaca dello shopping a consumatrice responsabile
Un giorno entrai a lavorare nel mondo retail come commessa. Lì, avendo a che fare con clienti di qualsiasi tipo, il contesto indusse un’analisi di coscienza, imponendo un’osservazione di me stessa da fuori, come consumatrice. Vidi litigi per un vestito come se fosse questione di vita o di morte e dovetti aver a che fare con gente maleducata, che mi insultava alla cassa per ragioni completamente futili. Il tempo passava e io iniziai a interessarmi a tutto ciò che stava dietro le quinte, specialmente ai tessuti e al processo di fabbricazione, scoprendo pratiche davvero scioccanti e vergognosi (qualche dato nella sezione successiva).
Lì è iniziato il passaggio da maniaca dello shopping a consumatrice responsabile. Dovevo cambiare, ne avevo bisogno e decisi di iniziare partendo dal mio armadio, dove c’erano i vestiti che avevano coperto i miei disagi mentali in tutti quegli anni. Quindi, durante il mio giorno libero, presi coraggio e andai a fare i conti con tutti i vestiti che nascondevo nell’armadio.
Risistemando mi accorsi di 5 cose:
- I vestiti che usavo più spesso erano circa 10
- Molti vestiti non li indossavo più per una questione di comodità
- Alcuni mi stavano già piccoli, altri già grandi
- Molti vestiti avevano ancora l’etichetta. Sicuramente li avrò comprati durante il periodo di saldi, senza avere effettive occasioni per indossarli.
- Ritrovai indumenti che non mettevo da anni, ma che conservavano comunque il fascino di quando li avevo comprati.
Mi era difficile ammetterlo, ma in media il 70% dei vestiti che compravo erano destinati allo spreco.
Mi resi conto che ero diventata una vera vittima del consumismo.
Mettiamola così: se la questione fosse esclusivamente personale, non scriverei questo articolo, mi farei un bell’esame di coscienza e cercherei aiuto dallo psicologo, cosa che feci già per capire come colmare in maniera più sana le mie mancanze. Il punto cruciale è: noi, il genere umano, tutti insieme, quanto sprechiamo? Che conseguenze ci aspettano?
Qualche dato
Oggi, ogni anno in Europa vengono generati più di 15 chilogrammi di rifiuti tessili pro capite (fonte: McKinsey & Company (2022), Scaling textile recycling in Europe—turning waste into value). Globalmente, l’equivalente di un camion della spazzatura pieno di vestiti viene bruciato o scaricato in una discarica ogni secondo (UNEP, 2018).
Come consumatori, abbiamo acquistato il 60% di capi in più nel 2014 rispetto al 2000, ma tenendo i vestiti solo per la metà del tempo (McKinsey & Company, 2016).
L’industria della moda consuma inoltre circa 215 trilioni di litri di acqua all’anno (fonte: UN alliance for Sustainable Fashion) ed è responsabile dell’8-10% delle emissioni di CO2 globali, più di tutti i voli internazionali e le spedizioni marittime messe insieme (UNEP, 2018).
Non molti sanno che l’85% dei rifiuti tessili finiscono nelle discariche (fonte: UNECE), inquinando fiumi e terreni. Questo accade soprattutto perché i vestiti di bassissima qualità sono fatti di fibre sintetiche come il poliestere e il nylon, che oltre a produrre ossido di azoto durante la fabbricazione (un gas serra estremamente tossico), continuano a rilasciare innumerevoli microplastiche nei sistemi idrici.
Sono dati scioccanti che non vanno assolutamente ignorati: non dobbiamo aspettare fino all’ “ormai è troppo tardi”, fino al momento di strapparci i capelli dai sensi di colpa.
C’è bisogno di un gran cambiamento e tutto parte da te. Ti capisco, so cosa vuol dire shopping compulsivo, so quanto è difficile resistere all’impulso di comprare, ma posso dire solo una cosa: lo sforzo ne vale veramente la pena e il passaggio da maniaca dello shopping a consumatrice responsabile è intenso, ma fattibile.
4 consigli che fanno bene al tuo portafogli e al pianeta
Il cambiamento arriva cambiando soprattutto le nostre abitudini, quindi ecco 4 consigli che, se ti trovi nella situazione descritta a inizio articolo, daranno una svolta alla tua vita e al tuo modo di vivere l’acquisto di abbigliamento:
1. Conosci bene il tuo armadio?
L’armadio nasconde sempre qualche capo dimenticato da secoli, ormai diventato reperto archeologico. Posso parlare per esperienza, dato che ogni volta che ritornavo a risistemare le montagne di roba accumulate negli anni, trovavo sempre vestiti che un tempo indossavo con tanto affetto, ma a causa delle continue nuove tendenze è rimasto sepolto nell’armadio. Addirittura a volte trovavo indumenti nuovi, con cartellino attaccato e mai indossati, che poi ho iniziato ad utilizzare.
La lezione? Prima di comprare qualcosa, fermati un attimo, fai un respiro profondo, torna a casa, fatti un caffè, apri l’armadio e guarda cosa c’è dentro.
Analizzane il contenuto secondo questi punti:
- Quali capi indossi di più?
- Quali non indossi più? Perché?
- Quali invece non hai mai indossato?
Questo approccio ti dovrebbe aiutare a capire cosa tendi a usare di più, evitando di cadere nella trappola delle tendenze temporanee che lavorano sul spingere noi consumatrici a comprare senza sosta.
Ti interessa un approfondimento su questo tema? Allora consiglio questa guida:
Rimetti vestiti dimenticati, trova nuovi abbinamenti (noi del Vestito Verde usiamo Whering, non è una sponsorizzata!), vedrai che anche il tuo portafogli ne sarà super contento.
I vestiti che invece non metti più li puoi vendere su varie piattaforme come Vinted, Depop o Vestiaire Collective. Così ci guadagni pure….
2. La sarta è una santa
A volte per dare nuova vita ai nostri vestiti basta solo aggiustarli. So che ormai la sarta sta diventando una figura mitica lontana dalla nostra realtà, però sappi che ci potrebbe essere di gran aiuto quando si parla di salvare o modificare diversi capi da indossare. Piuttosto che buttare vestiti facciamo un minimo sforzo di salvare il più possibile il “salvabile”.
3. Il bello dei negozi vintage
Finora abbiamo parlato di come preservare la vita di un vestito il più a lungo possibile, ma ovviamente ci sono casi in cui si ha veramente la necessità di acquistare qualcosa. Allora andiamo a fare shopping! No, non al centro commerciale, andiamo in un bel negozio vintage (questo è decisamente lo step più divertente del passaggio da maniaca dello shopping a consumatrice responsabile).
Il bello di questi negozi è che spesso si trovano capi davvero unici di altissima qualità a prezzi più che accessibili. Quindi si tratta di cercare indumenti unici che rispecchiano la nostra individualità senza sentire il bisogno costante di seguire le tendenze. Questo concetto è sintetizzato nell’espressione “style not shopping”, uno slogan che invita a focalizzarci di più sulla ricerca del nostro stile individuale, su indumenti che ci si addicono di più per esprimere al meglio chi siamo.
Abbiamo selezionato i nostri negozi preferiti nelle città di:
Se sei in una delle zone citate sopra, facci un salto!
Altrimenti prova a scoprire alcuni negozi nella tua città tramite la nostra mappa:
Un altro suggerimento sarebbe quello di dare un’occhiata su Vinted (mention NON sponsorizzata), dove puoi comprare qualsiasi brand in ottimo stato, a volte nuova col cartellino, trattando il prezzo direttamente con il venditore.
In alternativa cerchiamo di sostenere brand sostenibili che prediligono energie rinnovabili durante la fabbricazione e utilizzano tessuti riciclati. A proposito di brand sostenibili, qui trovi la nostra selezione:
4. Impara come avere cura dei tessuti e dei capi
Ormai tutte/i sappiamo che ogni materiale che compone i nostri vestiti ha caratteristiche e comportamenti diversi quando si tratta di manutenzione e lavaggio. Quindi ciò che vale per la lana non è altrettanto valido per il cottone e così via. Per evitare di rovinare i nostri capi, dobbiamo studiarci bene le etichette che indicano sempre come va trattato ogni tessuto in parte. Imparare ad aver correttamente cura dei nostri vestiti significa prolungarne la vita diminuendo la necessità di comprare. Quindi attenzione sempre alle etichette!
Queste sono alcune abitudini che hanno avuto un gran impatto nella mia vita passando da una “maniaca di shopping” a una consumatrice più consapevole. So che non è facile cambiare, il cambiamento avviene pian piano a piccoli passi, ma la cosa più importante in assoluto è iniziare.
Spero che questo articolo ti abbia ispirato, se metterai in pratica alcuni di questi consigli avrai un impatto positivo sulla tua vita, il tuo portafogli, ma soprattutto sul pianeta!
xoxo da un’ex maniaca di shopping
Articolo di Madalina Calugareanu
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